Cosa c'è da vedere

A cura di Oscar De Lena - Presidente Archeoclub Termoli

Indice dei Contenuti

Il Castello

Le origini del castello di Termoli, simbolo della città, sono molto incerte, perché alcuni elementi della sua struttura sono tipici del periodo normanno XI-XII secolo, altri di epoca sveva XIII secolo. Da notizie storiche sappiamo che Federico II, dopo l’assalto e il bombardamento dello stesso da parte della flotta veneziana nell’anno 1240 (Venezia era una città guelfa quindi patteggiava per il papa; Termoli era ghibellina e quindi patteggiava per l’imperatore Federico II) per meglio difendere i confini del suo regno, nell’anno 1247 lo fece modificare facendo aggiungere al torrione centrale una costruzione a forma di tronco di piramide con quattro torrette circolari ai lati così come oggi lo ammiriamo. Che il torrione fosse già esistente prima del 1247 è confermato dal fatto che nell'anno 1191 il re dei Normanni, Tancredi, vi celebrò una "Curia Baronale" (una corte solenne) equivalente a un parlamento e vi stabilì un quartiere generale. Sulle mura del torrione esistevano delle feritoie usate come bocche per armi da fuoco. L'accesso al castello era possibile grazie ad un ponte levatoio oggi non più esistente. La parte in alto, in caso di attacchi, era isolabile dal resto della struttura grazie a una scaletta di legno retraibile. Il castello subì molti danni con il fortissimo terremoto del 5 dicembre dell’anno 1456 con uno sciame sismico che proseguì fino alla fine del mese. Un'altra devastazione il castello la subì il 2 agosto del 1566 quando la flotta turca, al comando dell’ammiraglio del sultano Solimano II, Piali Pascià lo bombardò. Nel 1799, durante la Rivoluzione Napoletana, i borbonici usarono i suoi sotterranei come luogo di prigionia. Nel 1885 il castello viene annoverato tra i monumenti nazionali e designato come museo storico regionale.

Nel 1909 sulla cima della torre viene costruita una torretta destinata a stazione semaforica della Marina Militare che poi nel 1946 viene assegnata all'Aeronautica Militare che, a tutto oggi, vi gestisce una stazione per la rilevazione e la raccolta dei dati meteorologici e per l’assistenza alla navigazione aerea e marittima.

Questo castello per anni ha rappresentato e rappresenta tuttora, il simbolo di Termoli anche per quell'asta che si trova nella parte più alta che, per tutti i termolesi residenti e per quelli che per motivi di lavoro si trovano in altre città o all'estero, è chiamata "a mazz' du castille" un simbolo che li tiene legati al loro paese d'origine.

Oggi nel castello vengono celebrati matrimoni civili, organizzate mostre e, parte dei suoi locali sono stati adibiti al MU.MA (Museo del Mare).

La Cattedrale

I nostri antenati ci hanno tramandato notizie che nel nostro Borgo Antico, prima della diffusione del Cristianesimo, c’era una prima chiesa dedicata ai due dioscuri Castore e Polluce, figli di Giove e di Leda. Con la diffusione del Cristianesimo, fu costruita, intorno all’anno mille, una prima cattedrale che poi, causa due terremoti di forte intensità nell’anno 1125 e 1456, ne hanno provocato il crollo parziale in modo particolare della bella facciata in “breccia corallina” del Gargano. La cattedrale di Termoli è dedicata a Santa Maria della Purificazione. Lo stile è romanico-pugliese, uno stile molto povero che contribuisce a non far distrarre il cristiano che entra in chiesa per pregare. Con la diffusione dello stile Barocco nel XVII secolo, la chiesa subì radicali trasformazioni per tornare poi allo stato iniziale nei primi decenni del secolo scorso. Fu proprio durante questi lavori di trasformazione che nell’anno 1761 nella cripta furono rinvenute le reliquie del nostro santo protettore San Basso. Quando il vescovo nei primi decenni del secolo scorso volle riportare la chiesa allo stile originario, l’11 maggio 1945 furono ritrovate le reliquie di San Timoteo, il discepolo amato e preferito di San Paolo. La pianta della chiesa è a tre navate, con un solo ingresso e tre absidi. Molto interessanti i mosaici della prima cattedrale a 90 cm più in basso rispetto all’attuale piano di calpestio. Nella zona del presbiterio sono esposte, in due urne di vetro, le reliquie ossee dei due santi Basso e Timoteo. Nella cripta, è possibile vedere l’urna in marmo, dove furono nascoste le ossa del santo protettore Basso e un pozzetto in muratura con una lapide che ricorda la data in cui il vescovo Stefano, nell’anno 1239, nascose le reliquie di San Timoteo per evitare che i pirati turchi, che scorrazzavano nel mare Adriatico, potessero rubarle. Sulla facciata, sono presenti una serie di sculture sui capitelli delle lesene, tra queste le riproduzioni dei benefattori che contribuirono alla ricostruzione della cattedrale, Federico II e sua moglie Costanza d’Aragona. Alcune croci, simboli per eccellenza dell'ordine i dei Cavalieri Templari, sono presenti su tre lati delle pareti esterne della Cattedrale.

A Rejiecelle

Termoli vanta uno dei vicoli più stretti d’Italia chiamata in dialetto: “’a Rejiecelle”. E’ lungo 7 metri e 80 centimetri ed è largo solo 41 cm all’ingresso e, al centro, anche qualche centimetro in meno. E’ una delle maggiori attrazioni per le migliaia di turisti che ogni anno l’attraversano e dove scattano tantissime foto ricordo.
E’ noto anche, tra i giovani, con il nome “Il Vicolo degli Innamorati” perché i fidanzati cercano di attraversarlo tenendosi abbracciati.
Tantissime altre cittadine italiane rivendicano il primato del vicolo più stretto d’Italia come Ripatransone nelle Marche, Civitella del Tronto in Abruzzo e Lucera nelle Puglie, ma tutte hanno qualche centimetro in più di larghezza rispetto alla nostra “Rejiecelle”.
Il 19 di agosto del 1961, nell’inserto settimanale del Corriere della Sera, a Rejecelle termolese veniva definita la via "più stretta d’Italia".
Durante la rivoluzione napoletana del 1799 nello spiazzo antistante a Rejiecelle, era acquartierato un drappello di soldati francesi destinati a sorvegliare il borgo dai briganti. In Francia il nome della via è “rue” e visto la ridotta dimensione della sua larghezza il termine “petite rue” fu coniato in dialetto termolese: “a Rejiecelle”.

Il 15esimo Meridiano di Termoli

Termoli geograficamente si trova nel punto in cui si incrociano il 42esimo parallelo nord e il 15esimo meridiano est, il meridiano che determina il fuso orario dell'Europa centrale tra cui Berlino, Parigi e Roma. Tale meridiano passa sull’asse Termoli-Etna. La scultura, alta 7 metri, è stata realizzata nel 2013 ed è stata chiamata “Il Sogno”. E’ posta esattamente all’incrocio tra il 42° parallelo e il 15° meridiano, come indicato da un’apposita piastra sulla base della stele e questo fa di Termoli la Greenwich italiana. Il monumento è dedicato all’intelletto dell’uomo e alla sua capacità di rappresentare, misurare e delimitare la terra. L’opera è stata voluta dall’associazione AGIT (Associazione Geometri Italiani Topografi) a sfondo culturale e senza fini di lucro. Ha come scopo fondamentale lo sviluppo della cultura topografica in Italia, l’evoluzione dei sistemi di misurazione topografica e la valorizzazione della professione del Topografo.

IL MACTE (Museo Arte Contemporanea Termoli)

Inaugurato nel febbraio 2019, la Fondazione MACTE, in collaborazione con il Comune e con la Emi Holding S.p.A., presenta un’esposizione permanente di Arte Contemporanea e ha come obiettivo la promozione della cultura e la crescita responsabile e sostenibile dei territori nei quali opera.
Oltre alla mostra permanente, il MACTE organizza diversi eventi e attività educative per le scuole, offrendo diversi metodi di apprendimento in base anche al diverso tipo di pubblico.
In aggiunta alle visite, vengono quindi proposte anche attività di laboratorio per scopi didattici, come ad esempio il “Museo dei Bambini” in cui i più piccoli partecipano ad un “gioco”. Osservando le opere esposte, ne devono scegliere una per poi ridisegnarla, darle un nuovo titolo e firmarla. Diventeranno dei veri e propri artisti!
Il MACTE utilizza una serie di locali che una volta erano di un mercato ittico. E’ composto da una sala centrare di forma circolare e da diverse stanze dove sono esposte le opere.
Dal lontano 1960 a Termoli si svolge un premio annuale di Arte Contemporanea voluto e organizzato dalla sua nascita dal noto pittore termolese Achille Pace (Termoli, 1 giugno 1923 – Roma, 28 settembre 2021) che operò nell'ambito dell'astrattismo storico e dell'arte informale e che, fin dalle prime edizioni, si avvalse della collaborazione di personaggi illustri come Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Maurizio Calvesi, Luciano Caramel, Lara Vinca Masini, Filiberto Menna e molti altri.
Tutte le opere vincitrici delle diverse edizioni fanno parte del patrimonio del Museo che attualmente dispone di una collezione composta da 470 opere, in gran parte dipinti su tela, ma anche sculture realizzate con diverse tecniche e materiali. Tra gli artisti: Carla Accardi, Riccardo Baruzzi, Mirella Bentivoglio, Benni Bosetto, Dadamaino, Tano Festa, Bice Lazzari, Sergio Lombardo, Gino Marotta, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mario Schifano, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini, Nanda Vigo.

È un Museo che gli amanti dell’Arte… devono assolutamente visitare!

Rotonda Timoteana

Per gli amici che si occupano di Turismo Religioso, la nostra città di Termoli offre l’occasione di visitare alcune opere dedicate a San Timoteo, il discepolo più caro e amato di San Paolo. Le reliquie di Timoteo, nato nel primo secolo dopo Cristo a Listra (una città che all’epoca esisteva nell’attuale Turchia) giunsero a Termoli alla fine della Quarta Crociata che si svolse tra il 1202 e 1204. Si narra che un cavaliere termolese, tale Oliviero da Termoli, che aveva partecipato alla IV Crociata che si svolse a Costantinopoli, come bottino di guerra riportò le reliquie del santo nella nostra città. Alcuni anni dopo l’esposizione delle reliquie nella nostra Cattedrale, il vescovo di allora Stefano, nell’anno 1239, le fece nascondere per evitare che i pirati saraceni potessero rubarle. In quel tempo era molto diffuso il commercio delle reliquie dei santi. Così la cassetta in legno rimase nascosta in un piccolo pozzetto di mattoni fino all’anno 1945. Era l’11 di maggio di quell’anno e, mentre un muratore con suo figlio, nell’abside destro dentro la cripta della cattedrale, stavano effettuando dei lavori, solo casualmente scoprirono una pesante lastra di marmo che copriva il nascondiglio delle sacre reliquie.  Su una delle facce della lastra, oggi esposta nella cripta, si legge che in quel pozzetto si conservavano le sacre reliquie di Timoteo il discepolo amato da San Paolo. Oggi le reliquie sono visibili da una piccola feritoia in vetro sotto il simulacro del santo nell’abside sinistro della Cattedrale. San Timoteo è il compatrono della città. Per dare maggiore onore al Santo da pochi anni è stata realizzata una bellissima rotonda sul lato sud di Termoli a Lui dedicata. Su dei blocchi di pietra calcarea estratta nel Gargano, sono stati realizzate, dallo scultore termolese Cleofino Casolino, una serie di sculture con pannelli che descrivono la vita del santo, quella di sua madre Eunice e di sua nonna Loide. Su altri blocchi ci sono riportati i nomi dei luoghi, simboli della vita di Timoteo: Troade, oggi nella parte nord occidentale dell’attuale Turchia; Listra, in Asia Minore, ed Efeso, città dell’attuale Turchia che Timoteo ha guidato quando Paolo lo nominò vescovo di quello che oggi è uno dei più grandi siti archeologici d'Europa.

La Chiesa di San Timoteo e il suo grande Mosaico

Continuando il percorso in modo particolare per il turismo religioso, non può mancare una visita alla Chiesa di San Timoteo sita sul Corso Fratelli Brigida. Questa chiesa, dedicata al compatrono della città, fu eretta nel 1954. In una teca d’argento si conserva la reliquia del Capo di san Timoteo. Era l'11 maggio del 1945 quando, durante dei lavori di ristrutturazione della cripta della cattedrale, fu ritrovata, in un loculo posizionato nell'abside destro, una cassetta lignea contenente ossa umane mancanti del cranio. Il loculo era coperto da una lastra lapidea con una scritta, in lingua latina, che permise di sapere che quelle ossa appartenevano a san Timoteo discepolo di san Paolo. L'iscrizione in latino antico, tradotta in italiano, recita:
"Nel nome di Gesù Cristo amen anno del Signore 1239. Qui riposa il corpo del beato Timoteo discepolo di Paolo apostolo. Nascosto dal venerabile Stefano Vescovo di Termoli unitamente al capitolo"
Quel giorno fu una data importante per la nostra città. Dopo 707 anni si scoprì che Termoli custodiva le reliquie di un santo che San Paolo amava chiamare “figlio carissimo”. Era stato occultato per preservarlo dai saccheggi per le frequenti incursioni dei pirati saraceni che avvenivano sulle coste del mare Adriatico.
Per onorare questo grande Santo si decideva di realizzare un grande mosaico che, oltre al suo valore artistico, culturale, religioso, voleva far conoscere la vita di Timoteo e come fosse arrivato nella nostra città e poi ritrovato dopo oltre 700 anni dal suo occultamento.
Il grande mosaico è opera dall'artista pugliese il maestro Michele Todisco direttore artistico della "Poly Creation's" di san Ferdinando di Puglia. Il 16 giugno 2020 dopo l'approvazione del progetto da parte di Papa Francesco iniziavano i lavori per la sua realizzazione. Il mosaico, si estende per una superficie di circa 350 metri quadrati.
Sul grande mosaico sono rappresentate diverse scene legate alla vita del santo:

  • Timoteo da bambino vicino alla mamma Eunice e alla nonna Loide
  • San Paolo che impone le sue mani su Timoteo e lo nomina primo vescovo di Efeso
  • Il ritrovamento delle sue reliquie nella cripta della nostra cattedrale avvenuto l’11 maggio 1945. In questa scena sono riportati anche i due simboli del “Nodo di Salomone” e la “Stella a otto punte” presenti sulle pareti dell’abside dove erano nascoste le sue reliquie.
  • Il Papa Giovanni Paolo II che, venuto a Termoli il 19 marzo 1983 si inginocchia a pregare vicino l’urna contenente le sue reliquie.
  • Papa Francesco che incensa il corpo di San Timoteo il 17 gennaio del 2020 quando Timoteo, dopo duemila anni, viene portato in pellegrinaggio a Roma nella Chiesa di San Paolo fuori le mura per incontrarsi di nuovo con il suo maestro Paolo.

All’interno della chiesa di San Timoteo è allestita anche una mostra – museo nella quale sono riproposte alcuni preziosi documenti sulla figura del Santo compatrono di Termoli.

Le panchine dedicate a tre personaggi termolesi Panchina dedicata a Gennaro Perrotta

Si trova ad uno degli angoli di Piazza Monumento a Termoli.
Opera realizzata dallo scultore termolese Vanni Macchiagodena
E’ stata inaugurata 28 agosto 2018 Gennaro Perrotta nasce a Termoli il 19 maggio 1900 e muore a Roma il 23 settembre 1962.
Grecista, filologo e traduttore.
A 16 anni supera la maturità classica a Lanciano con il massimo dei voti: tutti 10.
A 20 anni è docente di lettere classiche al collegio Mario Pagano di Campobasso e poi docente universitario a Catania, Cagliari, Pavia e Roma.
Era giovanissimo, ma già si apprestava a pubblicare, tra il 1923 ed il 1930, circa trenta scritti e saggi di filologia greca. Non ci fu tema della cultura classica che egli non abbia esplorato con acume filologico e sensibilità critica. Scrisse oltre 100 opere tra le quali la Storia della Letteratura Greca che, ancora oggi, a distanza di diversi decenni, resta un'opera fondamentale.

Le panchine dedicate a tre personaggi termolesi Panchina dedicata a Benito Jacovitti

Si trova a metà del Corso Nazionale di Termoli Opera realizzata dallo scultore termolese Michele Carafa. 
E’ stata inaugurata l’8 agosto 2018.
Benito Jacovitti nasce a Termoli il 9 marzo 1923 e muore a Roma il 3 dicembre 1997 a 74 anni. Siccome il padre era ferroviere, la famiglia Jacovitti era soggetta a cambiare spesso la residenza.
A otto anni Benito lascia Termoli per Ortona a Mare, a undici è a Macerata, a 16 è a Firenze dove frequenta la scuola d'arte ed il liceo artistico e avrà come compagni Franco Zeffirelli e Federico Fellini.
Iniziò giovanissimo a collaborare su un giornale per ragazzi, "Il Vittorioso", e poi qualche presenza sul "Travaso". Lavora anche per il giornale "Il Giorno", al "Corriere dei Ragazzi" ed al "Corriere dei Piccoli”. Poi disegna per "L'Europeo" e per "Linus". Intanto pubblica il "Diario Vitt", che fu un vero e proprio compagno di scuola soprattutto per i ragazzi degli anni 50 e del 60. Illustrò, sempre negli anni 60, il Pinocchio di Collodi, in un'edizione che ebbe un grandissimo successo
Tantissimi sono i personaggi da lui inventati; tra questi: Cocco Bill, Diario Vittorioso, Kamasultra, Salumi e Vermoni.
Nel 1946 si stabilisce a Roma dove collabora con gli umoristi Marcello Marchesi, Metz, Fellini, Steno e Mosca.
I francesi lo avevano soprannominato il Walt Disney italiano.

Le panchine dedicate a tre personaggi termolesi Panchina dedicata a Carlo Cappella

Si trova in fondo al Corso Nazionale di Termoli
Opera dello scultore Gianluca Spanu
E’ stata inaugurata 1 dic. 2018
Carlo Cappella nasce il 23 giugno 1926 e muore il 31 marzo 2009 a 83 anni.
Valente pittore, poeta in vernacolo termolese e memoria storica della nostra città di Termoli. Capostazione Superiore delle FF.SS., membro della Biblioteca "Gennaro Perrotta" di Termoli. Nelle ore libere dipingeva e scriveva fin dalla sua giovinezza. Ha partecipato a molte mostre collettive di pittura e a mostre personali a Termoli e in altre città d’Italia. Ha pubblicato numerosi libri tra i quali "Termoli dalle origini", "La Cattedrale di Termoli", "Contromemoriale sulla storia di San Basso", "I modi di dire termolesi – I Tavitte", "La Chiesa di Maria SS. della Vittoria in Valentino" (‘a Madonn'a 'llunghe),"Calendario storico termolese 1988", “Le voci quotidiane”, “A spasso per Termoli ieri ed oggi”, “C’era una volta…a Termoli”.
A dicembre del 2007 con l’amico Oscar De Lena esce il libro: “Termoli dal periodo arcaico ai giorni nostri”. Ha scritto oltre 1000 sonetti in vernacolo termolese e ha dipinto centinaia di quadri di scorci della nostra città. Per anni ha gestito l’Archivio Storico Termolese nell’antica torretta normanna posta all’ingresso del Borgo Antico.